Le Kitcars: cosa sono e come nascono?

Auto leggeri, spesso repliche di modelli "celebri" come sono e cosa nascono le Kitcars?

Era una notte buia e tempestosa…
Sì era proprio una notte lunga buia e tempestosa quella passata. Una notte durata quasi 6 anni da quando era scoppiata la seconda guerra mondiale. Sia vinti che vincitori avevano cominciato a riparare le ferite, almeno per quanto possibile. I mezzi di trasporto rimasti erano quelli antecedenti il conflitto. Le industrie stavano tentando di riprendere la produzione. Per anni dopo la fine della guerra si dovette far ricorso alle tessere per contingentare i consumi. I paesi europei che definiremo tra i vincitori si confrontavano con gli stessi problemi economici e sociali dei “vinti”. Le poche automobili prodotte, per maggior parte dei cittadini restavano un miraggio. Tanti tecnici, soprattutto in Gran Bretagna, presero l’iniziativa di costruirsi le automobili da soli utilizzando i rottami che erano disponibili. Nacquero così le kitcars. Per necessità e soprattutto perché leggi e regolamenti non lo proibivano.

In Italia, paese con regole ben diverse, la costruzione di mezzi meccanici che riutilizzava rottami fu impiegata unicamente per i mezzi dedicati all’agricoltura: le trattrici. Lamborghini fu uno dei primi a seguire questa strada con i risultati che tutti conosciamo. Ma questa è un’altra storia.

Nella patria delle kitcars, le prime automobili derivarono dalle Austin seven. Dopo qualche anno un grande costruttore di auto sportive, allora non ancora molto noto, cominciò a costruirsi le automobili dapprima per le gare di trial e successivamente per le corse in circuito. Sto parlando di Colin Chapman e della sua Lotus Seven. Da allora migliaia di costruttori di kitcars si sono fatti la loro due posti spider proprio partendo dalla Lotus Seven. In Gran Bretagna stimano il fenomeno delle kitcars in circa 180.000 auto di tutti i generi ed oltre 90 costruttori di parti da assemblare.

Aggiungerei a questi numeri quelli dell’indotto. Almeno altre 50 piccole unità produttive e di commercio per un impegno totale non inferiore ai 10-15.000 addetti. Mi manca un dato sulle frequenze degli incidenti, ma a parte le notizie circa gli eventi in pista non ho riscontrato negli anni dati di rilievo.

Ho iniziato a interessarmi alle kitcars nel 1996 in seguito ad un messaggio pubblicitario di un costruttore su una rivista relativa al mondo delle 911 e Porsche World. Proponeva con convinzione, una replica della mitica Porsche 550 nota a tutti come l’ultima macchina guidata da James Dean. Questa replica utilizzava, molto banalmente, il pianale di una Skoda a motore posteriore. Chiesi subito l’invio di documentazione, internet non era ancora così comune. Fui abbastanza deluso e lasciai perdere. Ma il tarlo era ormai entrato in circolo. Trovai poi una o due riviste inglesi alla solita libreria di Milano e cominciai a sognare.
Le kitcars si sono sviluppate in due settori ben distinti: le Specialist con telai e carrozzerie di progettazione originale, e le Repliche con carrozzerie che ricordano i modelli più prestigiosi della produzione mondiale di automobili sportive, replicandone sia la linea ed in alcuni casi anche il telaio, e utilizzando motorizzazioni molto vicine agli originali. Un esempio su tutti le Shelby Cobra dal 1964. Quelle che tutti conosciamo: con motorizzazioni e potenze più o meno esagerate per un utilizzo stradale normale.

Seguendo le riviste a cui mi abbonai già dal 1997, cominciai a definire quali modelli mi piacevano di più sia tra le Specialist che tra le Repliche. Seguirono per due o tre anni frequentissimi viaggi in GB per visitare le fiere di settore ovvero i costruttori per rendermi conto delle differenti modalità di produzione sia delle auto complete che delle parti staccate. Conobbi anche un altro appassionato belga che mi indicò come risolvere i problemi burocratici per l’immatricolazione di queste automobili in tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Valutai che poteva esserci una opportunità di business e mi lanciai. Fortunatamente per le mie finanze, dopo solo due anni mi resi conto che il mercato in Italia era inesistente, che sarebbe stato arduo aprirlo e mi misi da parte. Ne avevo comunque già acquistate due, riuscii a vendere la più importante e bella; l’altra, altrettanto bella, è ancora mia e sarà presto in uso giornaliero. Eccole:

Hawk AC Cobra 289 R.
La fotografia apparsa in un servizio di Ruoteclassiche nel 2002 è stata scattata in ottobre 2001 prima della immatricolazione italiana e del trasferimento della posizione di guida.
E questa è la piccolina 335cm per 600 kg. E 150bhp.

SSC Stylus costruita nel 2002 con motore Toyota 4AGE.
Vi domanderete che macchine avessi scelto, ai tempi, per la commercializzazione. Beh! Le più belle.

Tra le repliche:
Ac Cobra slabside modello 1960 costruita da Hawk Cars Ltd. Per me la più bella macchina in assoluto.
Speedster 1957 di Porsche. Costruita da Chesil
Cobra 427 prodotta da GD Gardner Douglas. Un prodotto di qualità ineguagliata.

Tra le specialist:
SSC Stylus una piccolina tipo Lotus Elan degli anni ’60; costruita con tecnica sopraffina.
NG TC e TF costruzione originale stile anni trenta della NG Cars; di altissimo livello costruttivo.

Ma qual è il fascino e il successo delle kitcars?
Semplice: tutto quello che non c’è non si può rompere
; le linee sono eleganti e originali ma non sono auto per persone che vogliono passare inosservate. E nemmeno per chi non capisce bene cosa significa guidare… Cosa ben diversa che farsi trasportare da una bagnarola anche se di gran marca. E poi come hanno sempre detto i Guru “se vuoi andare forte e divertirti devi togliere peso”, quindi tutte le macchine di cui si parla non superano mai i 900/1000kg. Altro dato importante il rapporto peso potenza: siamo spesso tra i 4-5 kg/cv .

Per quanto riguarda il prezzo si parte da 10000-11000 sterline per una macchina base, ma completa, fino ad un massimo di 35000/40000 sterline ed oltre. Il prezzo in Euri è presto fatto: aggiungete un 20% Per le vere auto sportive. Le “truesportscars”.

Perché farsi una kitcars?

Avete capito bene… la potete costruire anche da soli! O meglio così possono fare in GB. A partire da una scatola di montaggio e se avete un minimo di dimestichezza la potete anche riparare, oppure affidarla ad un meccanico appassionato. Le kitcars sono costruite con pezzi facilmente reperibili sul mercato dei produttori di pezzi staccati e nella produzione di massa. Non sono certo da confondere con le automobili classiche e storiche. Non sono gli stessi mercati e quindi neppure i costi e i prezzi sono confrontabili. Diversamente dalle classiche, le parti per fare le automobili sono moderne e se un pezzo non si trova più se ne possono adattare altri.
Come potete immaginare dai tempi del dopoguerra molte cose sono cambiate e da necessità le kitcars sono diventate un divertimento ed anche un metodo di apprendimento per i giovani. Si impara a conoscere meglio la propria automobile, e quali sono i suoi comportamenti dinamici. Con le kitcars è possibile soddisfare la voglia di possedere un’automobile performante e nello stesso tempo sufficientemente sicura, il tutto ad un prezzo relativamente basso. Un movimento di questa entità e con questi risultati poteva svilupparsi solo in quei luoghi dove esisteva ed esiste una cultura automobilistica diffusa, fatta però di appassionati che hanno le capacità e la voglia di fare e… di sporcarsi le mani di grasso. Nulla di paragonabile con il mondo automobilistico italiano rappresentato in grandissima maggioranza da appariscenti edonisti malati di protagonismo.

Tornando alla storia della notte tempestosa, nell’Italia del dopoguerra proliferarono meccanici e costruttori artigiani ricchi di inventiva e capacità tecniche che si impegnarono nella costruzione di automobili da corsa, per lo più biposto aperte, con eccellenti risultati sia di prodotto che sportivi ma con volumi di produzione molto bassi. Basti pensare che solo in pochissimi casi superarono le dieci unità. Non poteva essere un fenomeno di massa e piano piano si spense.

Queste note hanno lo scopo di riattizzare la vostra curiosità, ma sappiate che nel 2014 partire dal tavolo da disegno anche virtuale per avviare una nuova costruzione è possibile solo in altri Paesi. In questa landa italica possiamo trovare delle eccellenze che sarebbero in grado di produrre meravigliose kitcars ma la burocrazia oggi sicuramente non favorisce il raggiungimento del risultato desiderato. Forse però si potrebbe tentare.
Se avete domande risponderò a qualsiasi domanda e curiosità relative alle kitcars inglesi.

Salut!

Il Tartaruga. L-M- 02/06/14

fonte foto: Ruoteclassiche, Wikipedia, GD Gardner, Hawk Cars

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