Piaggio Ciao

Piaggio Ciao: miscela al 2% e felicità al 98%

in Epoca/Piaggio

Piaggio Ciao

Dalla redazione strani messaggi stamattina: “scrivi…si ciao bravo”. Appena sveglio ci metto un po’ a carburare ma devo ammettere che sulle prime ho pensato che il luppolo si fosse impadronito della redazione oppure un collaboratore doveva avercela con me per qualche motivo…

Nulla di tutto questo: Sì, Ciao e Bravo sono Parte di una famiglia di ciclomotori che ai più giovani sono assolutamente sconosciuti mentre per molti della nostra generazione (e non solo la nostra) sono stati il primo mezzo a motore posseduto.

Il capostipite della famiglia è il mitico Ciao, un ciclomotore monocilindrico a miscela (Super+olio al 2%) con avviamento a pedali, ruote a raggi, freni a tamburo e il telaio che ricalcava le biciclette da donna.
Nasce nel 1967 ed esce di produzione dopo quasi 40 anni. Ciao è un vero simbolo del desiderio di motorizzarsi dei ragazzi degli anni 60’,70’ e 80’. La diffusione dei ciclomotori Piaggio è davvero impressionante e la casa cavalca il successo del mezzo economico e particolarmente agile che permette di fare intorno ai 50 km/l viaggiando xon una velocità massima intorno ai 40 km/h. Il serbatoio, pur di capienza ridotta, garantisce un autonomia di 140 km con un pieno. Queste caratteristiche e soprattutto i numeri delle vendite dei Ciao convincono la casa a proporre numerose varianti del modello principale.

Il primo è il Boxer (prodotto dal 70 ‘ all’ 83’), dal nome accattivante, la linea più motociclistica ed il serbatoio non più centrale ma sotto la sella.

Poi è la volta del Bravo in cui sono evidenti la presenza della sospensione posteriore, realizzata mediante forcellone oscillante ed ammortizzatori teleidraulici, nonché la forcella anteriore telescopica. uesto ciclomotore dispone inoltre di un sistema antifurto tramite il bloccasterzo ed è contraddistinto dal serbatoio esterno che lo rende subito identificabile e distinguibile dal Ciao. Il Bravo resta in produzione dal 1973 al 2001.

Dal 1978 fino al 2001 il miticoappare sul listino Piaggio. Questo “motorino” è apprezzatissimo per la sella lunga e le stesse doti del fratellino Ciao, ovvero consumi ridotti ed agilità. Lo si riconosce subito per il suo colore quasi sempre rosso-amaranto ed i cerchi in lega a quattro razze. Ne esiste anche una versione con il variatore, particolarmente utile in zone con frequenti salite, in cui si può evitare di aiutare il ciclomotore pedalando come è necessario fare invece con il Ciao.Il Sì è apprezzato anche dal gentil sesso che negli anni 80’ e 90’ non disdegnano un ciclomotore come primo mezzo di trasporto a motore.

Nel 1988 Piaggio lancia Boss che negli intenti della casa dovrebbe replicare il successo del Sì ma la produzione dura solo un anno perché non incontra il favore degli acquirenti. Boss resta l’unico della famiglia di “derivati dal Ciao” ad essere un flop. In sostanza è un Sì come le seguenti migliorie: Accensione elettronica a 12 volt tramite pedalina “kick starter”, spegnimento immediato del motore tramite pulsante che agisce sull’accensione (il comando del Si agisce su una valvola di decompressione del cilindro, posta sulla testa). Sono presenti, inoltre, le frecce con relais a intermittenza, un porta-casco posteriore (tra la sella e il maniglione) ed in fine un bel tachimetro meccanico con rilevazione alla ruota anteriore mediante cavo (in realtà il tachimetro è un optional del Si che nel Boss è di serie). Probabilmente anche l’assenza dei pedali che avevano reso famoso il Ciao ha decretato la fine prematura del Boss che sulla carta ha tutte le migliorie per replicare il successo dei fratelli “a pedali”.

Piaggio SI

L’errore, se così vogliamo chiamarlo, di fare a meno dei pedali non si ripete con l’ultimo ciclomotore derivato dal Ciao ovvero il Grillo. E’ il 1989 e la linea di quest’ultimo cinquantino è davvero accattivante: la sella è un po’ più corta e il faro ha una particolare inclinazione che ricorda davvero lo stilizzato insetto salterino. Fino al 1996 Piaggio produce ancora questo simpatico commuter urbano ma il suo successo si è ormai parecchio affievolito . Gli scooter di moderna concezione con variatore si sono impadroniti del mercato e sono diventati l’oggetto del desiderio dei teen ager anni 90’ che vedono i ciclomotori di Pontedera come qualche cosa di ormai troppo “cheap” e poco performante rispetto ai nuovi scooter a ruote basse.

Oggi non si vedono più circolare Ciao o Sì (almeno in Lombardia) ma pensate che Piaggio ha venduto ben 3 milioni e mezzo di esemplari (contando il solo Ciao). Il tempo ci fa sembrare davvero scarni ed essenziali dei mezzi che sono stati il sogno di chi voleva diventare grande, uscire con gli amici ed andare dove con la bicicletta era difficile arrivare o magari portarsi dietro la ragazza per una gita al mare dopo aver fatto, ovviamente, un pieno di miscela al 2%.

fonte foto: http://www.fedrotriple.it/pubblicita-anni-70.html

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