Cisitalia Porsche

Uomini e protagonisti si muovono nell’ombra. La magnifica soluzione

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“Era una notte buia e tempestosa…” Così iniziano i racconti di Snoopy seduto in bilico sul tetto della cuccia, e con una macchina per scrivere sulle ginocchia. Utilizzerò questo incipit per i miei racconti fantasiosi.

Era appunto una notte buia, e forse tempestosa quando Karl Abarth si incontrò con l’amico e collega Rudoph Hruska un ingegnere. Il luogo, una piccola cittadina nel territorio liberato ex austriaco. Quando, il 1947. L’appuntamento doveva portarli ad incontrarsi con la famiglia Porsche.

Dovevano consegnare loro una cospicua somma, a titolo di pagamento anticipato, per il progetto di una macchina per le competizioni Grand Prix, poi diventate dal 1950 la formula uno.
Quei soldi sarebbero invece subito serviti a liberare il patriarca Ferdinand Porsche e suo cognato Anton Piech, detenuti in carcere dagli Alleati vincitori, con l’accusa di collaborazionismo con il governo nazionalsocialista.

Karl Abarth, già attivo in campo motoristico dall’anteguerra, è stato in questo caso uno dei promotori ed il tramite per la nascita nel dopoguerra di Porsche AG. A partire dai primi anni ’50 divenne dapprima costruttore di accessori per auto e poi di automobili da competizione. Raggiunse fama, innumerevoli successi ed anche la soddisfazione di avere scoperto decine e decine di validissimi piloti.

Rudolph Hruska, il secondo protagonista di questa benemerita iniziativa per la storia del motorismo mondiale, è stato progettista di automobili e di stabilimenti industriali di produzione delle auto. Braccio destro di Ferry Porsche figlio di Ferdinand, nello Studio di progettazione Porsche, mette la sua firma sul progetto del Maggiolino Volkswagen. Nel dopoguerra è stato tra i progettisti e i responsabili della costruzione della famosa Alfa Romeo Giulietta Sprint.

Vent’anni dopo è stato responsabile del progetto e della realizzazione dello stabilimento di Pomigliano d’Arco dell’AlfaSud; progettista anche dell’omonima autovettura, molto apprezzata per le qualità tecniche, avanzate per il periodo, ma caratterizzata anche da alcuni difetti.

Il motore dell’AlfaSud e della successiva Alfa Romeo Trentatré ha architettura boxer e se vogliamo dirla tutta, da questo motore deriva tutta la famiglia dei boxer Subaru.

Ma c’è un altro importante personaggio da aggiungere: il finanziatore, quello che mise concretamente il denaro a disposizione per il progetto e per liberare i Porsche. Si tratta del facoltoso industriale italiano Piero Dusio. Attivo in ambito automobilistico sia nel settore delle costruzioni che delle competizioni e socio fondatore del marchio Cisitalia.

Nel 1947 Dusio, assistito da Abarth e Hruska diede incarico allo Studio Porsche di progettare una innovativa vettura da Grand Prix concretizzando il suo sogno di competere a livello internazionale nella categoria più importante dell’epoca. Nacque così la Cisitalia Porsche Grand Prix Tipo 360.

Innegabili le somiglianze di questa automobile con altri progetti per Auto Union dello Studio di progettazione Dott. Ing. h.c. Ferdinand Porsche. Anche Alfa Romeo attorno al 1938 progettò e costruì due esemplari di una GrandPrix a motore centrale: la 512 che non arrivò sui circuiti a causa degli eventi bellici.

alfa-romeo-tipo-512

Il progetto Cisitalia Grand Prix purtroppo non ottenne risultati voluti, soprattutto la innovativa trazione integrale risultò di difficile messa a punto ed utilizzo. Le due automobili costruite furono trasferite in Argentina Un esemplare, è stato recuperato e si può ammirare a Stoccarda al Museo Porsche. Ricordiamo Cisitalia soprattutto per la fantastica Coupé 202 di Pinin Farina e per l’altrettanto fantastica 202 Barchetta affidata anche a Tazio Nuvolari.

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Piero Dusio continuò tra crescenti difficoltà la produzione di automobili sportive e da competizione. Agli inizi degli anni ’60 le difficili condizioni di mercato portarono alla chiusura degli impianti industriali.

Ho provato a descrivere un evento di importanza capitale, senza il quale non sarebbe stato possibile giungere ai risultati attuali nelle competizioni automobilistiche e perseguire lo sviluppo della tecnologia delle automobili.

Altri forse avrebbero potuto porre fine alla detenzione di Porsche e Piech, ma così non fu. Le famiglie, stremate dai lunghi anni di guerra, non disponevano del capitale necessario per ottenere la liberazione dei loro cari. Grazie alle relazioni e all’intraprendenza di Abarth e Hruska si giunse alla magnifica soluzione.

Lo Studio Porsche non ricevette un semplice prestito da restituire, ma grazie alla sua attività professionale si procurò i mezzi per liberare i titolari dello Studio dalla detenzione. Il finanziatore, per sua parte, ottenne un progetto dal miglior Studio tecnico del mondo allora conosciuto. I due uomini di pubbliche relazioni ebbero la gratitudine di tutti i partecipanti all’operazione. A questa va aggiunta la nostra gratitudine. A noi resta soltanto che meditare su quanto l’aiuto e la collaborazione di più soggetti siano importanti per il conseguimento dei risultati di un progetto. E tentare di immaginare cosa sarebbe stato il mondo automobilistico se Porsche A.G. non fosse esistita.

Grazie di cuore a questi paladini per quanto si inventarono e resero possibile

Mi corre l’obbligo di aggiungere qualche breve annotazione.

– Per corroborare i miei ricordi personali mi sono avvalso degli strumenti della rete. A loro rimando per gli approfondimenti.
– Marchi di fabbrica e di costruttori sono di proprietà dei relativi detentori. L’utilizzo improprio dei suddetti è stato per quanto possibile evitato.
– Denominazioni non sempre perfettamente indicate sono a me ascrivibili e giustificate dal tentativo di alleggerire il testo.
– Naturalmente tutto quanto scritto è parto della mia modesta interpretazione dei fatti influenzata dalla mia opinione in merito, e potrebbe discostarsi dal reale andamento degli eventi come descritti nei documenti ufficiali.
– Era una notte buia e tempestosa e potrei avere confuso qualche marchio con qualche altro. Me ne dispiaccio, ma stare seduto in bilico sullo spigolo del tetto di una casetta per cani e battere sui tasti di un preistorico” tablet meccanico con stampante incorporata”, appoggiato sulle ginocchia, non aiuta molto .

Salut!

Il Tartaruga.
L-M- 01/05/14

fonte foto: wikipedia wikimedia

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